\paperw8790 \margr0\margl0 \plain \fs20 \f1 \fs24 Oggi lÆUnione Europea Φ una realtα sovranazionale in piena espansione, le cui prospettive di allargamento sono allÆordine del gi
orno. LÆUE Φ composta dai quindici Stati che, a partire dalla fondazione della \b \cf4 \ATXht2121 Comunitα europea del carbone e dellÆacciaio\b0 \cf0 \ATXht0 , passando per il lungo cammino della \b \cf4 \ATXht2131 Comunitα economica europea\b0 \cf0 \ATXht0 , hanno aderito in tempi diversi al processo di integrazione europea: Francia, Germania, Italia, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo dal 1951; Regno Unito, Irlanda e Danimarca dal 1973; Grecia dal 1981; Spagna e Portogallo dal 1986; Svezia, Finlandia e A
ustria dal 1995. Ma giα alla vigilia dei grandi avvenimenti del \b \cf4 \ATXht2231 1989\b0 \cf0 \ATXht0 e, successivamente, allÆindomani della firma del \b \cf4 \ATXht2311 Trattato di Maastrich\b0 \cf0 \ATXht0 - quando i dodici stati membri sancirono l
a nascita dellÆUnione - si apr∞ il dibattito sul possibile allargamento dellÆorganizzazione. Un dibattito di cui vale la pena ripercorrere le tappe essenziali.\par
Infatti, lÆ\b \cf4 \ATXht2111 europeismo\b0 \cf0 \ATXht0 della seconda metα degli anni o
ttanta Φ fiducioso e dinamico. Uscita finalmente dal lungo tunnel delle crisi petrolifere e dellÆinflazione galoppante, lÆEuropa si rimette al lavoro. LÆobiettivo, soprattutto per i soci fondatori della \b \cf4 \ATXht2131 Comunitα originaria\b0 \cf0 \ATXht0 , Φ politico: la creazione di un grande soggetto federale. Ma la strategia resta fondamentalmente quella fissata da \b \cf4 \ATXht2451 Jean Monnet\b0 \cf0 \ATXht0 negli anni cinquanta. Per fare lÆEuropa politica occorre deviare lungo le strade pi∙ lun
ghe, ma pi∙ facilmente percorribili, dellÆunione economica. Occorre sostituire il æmercato comuneÆ dei Trattati di Roma con un æmercato unicoÆ e sopprimere di conseguenza tutte le barriere non tariffarie che ancora impediscono la libera circolazione degl
i uomini, delle merci, del denaro e dei servizi; e occorre, poi, completare il æmercato unicoÆ con una \b \cf4 \ATXht23111 moneta comune\b0 \cf0 \ATXht0 . Se ogni paese conservasse la propria sovranitα monetaria e fosse libero di variare il valore del pr
oprio denaro, gli scambi e la distribuzione delle risorse ne sarebbero turbati a vantaggio degli uni e a svantaggio degli altri. BenchΘ perseguiti con diversi accordi internazionali, due obiettivi - mercato unico, moneta comune - sono quindi complementar
i. I progressi maggiori si concentrano nellÆarco di dodici mesi fra lÆincontro del Consiglio europeo a Maastricht, in cui fu approvato il progetto di Trattato sullÆUnione Europea (10\par
dicembre 1991), e lÆavvio del mercato unico (1░ gennaio 1993). Non
basta: questi progressi coincidono con la morte del comunismo e la disintegrazione dellÆURSS.\par
La coincidenza fra i due avvenimenti - la costruzione di una nuova Europa e il collasso dellÆimpero sovietico - assume, pertanto, un significato simbolico
. Delle due Europe che si sono confrontate per pi∙ di quarantÆanni attraverso il sipario di ferro, la prima, quella delle libertα, tocca alcuni dei suoi pi∙ ambiziosi traguardi proprio nel momento in cui lÆaltra appare irrimediabilmente condannata. Qualc
uno si spinge sino ad affermare che i progressi fatti dalla Comunitα Europea nel corso degli anni ottanta sono una delle cause della crisi di sfiducia che si Φ abbattuta sullÆURSS. Tra il Consiglio europeo di Maastricht e la scomparsa dellÆUnione Sovieti
ca (25 dicembre 1991) corrono appena due settimane. ╚ cambiata, in quelle due settimane, la carta dÆEuropa e, con questa, si sono modificati i termini del dibattito sulle prospettive di allargamento.\par
Pu≥ considerarsi una diretta conseguenza del Trat
tato di Maastricht lÆaccordo - firmato a Porto il 2 maggio 1992 - che la nuova Unione Europea stabiliva con i sette paesi della Associazione Europea di Libero Scambio (EFTA, European Free Trade Association): Austria, Finlandia, Islanda, Liechtenstein, No
rvegia, Svezia, Svizzera. Era il preludio a quel processo di æallargamentoÆ della UE che si prospettava in combinazione con il cosiddetto æapprofondimentoÆ avviato con il Trattato di Maastricht. E in queste due parole si trovano fin da allora sintetizzat
i i problemi, i propositi e gli sviluppi che dominano la storia dellÆeuropeismo degli anni novanta. LÆAccordo di Porto, mirante alla creazione di uno ôspazio economico europeoö, apriva strada ai negoziati per lÆadesione allÆUnione Europea di Austria, Sve
zia, Finlandia, Norvegia, mentre quella della Svizzera rimaneva bloccata dallÆesito negativo del referendum del 6 dicembre 1992. Ne1 luglio 1990 avevano presentato domanda di adesione la Repubblica di Cipro e la Repubblica di Malta.\par
Ma lÆattivitα de
lle istituzioni della nuova Unione Europea nel suo primo ano di vita (Φ entrata formalmente in vigore il 1░ novembre 1993) Φ dominata dai problemi di messa in opera del Trattato, tra i quali va acquistando un peso sempre maggiore - e drammatico - quello
dellÆoccupazione e, su un altro terreno, quello della capacitα operativa della progettata unione politica e di difesa, messa subito a dura (e negativa) prova dalla catastrofe iugoslava.